Classi difficili. Dal diario di bordo..

di Roberta Pozzana | del 14/03/2013
Classi difficili. Dal diario di bordo..

Settembre 2012

La classe in cui mi sono trovata ad operare è composta da venti alunne, esclusivamente  ragazze perché il corso forma per la figura dell’estetista, tutte loro provengono da situazioni piuttosto difficili sotto vari punti di vista. Il denominatore comune è l’insuccesso scolastico e la conseguente disaffezione a qualsiasi tipo di impegno o sforzo di tipo intellettuale. Molte hanno ripetuto più volte e hanno sviluppato una forma di difesa basata sull’arroganza  e su una falsa sicurezza di sé. Ci tengono a dirmi che loro non vogliono fare niente, che sono state più volte sospese nelle varie scuole di provenienza, come a dire : Stai attenta a come ti muovi, noi siamo toste.

Fin dal primo giorno mi è stato chiaro che avrei dovuto giocare bene tutte le mie carte per avere, in primo luogo la loro attenzione, e successivamente una parvenza di interesse e collaborazione.

Ho deciso che dovevamo conoscerci almeno un po’, conoscerci davvero e non solo in modo formale. Ho cominciato io parlando di me, della mia infanzia, della mia adolescenza, di ciò che mi pare di ricordare di quegli anni, della sofferenza e del dolore che sembrano inevitabilmente accompagnare ogni processo di crescita. Non so se mi hanno creduto, ma mi hanno ascoltato.

Nessuno ha voluto parlare, sembrava veramente troppo impegnativo.

Ho proposto allora  quello che ho chiamato il primo di una serie di giochi, da fare senza troppo impegno e senza prenderli troppo sul serio. Ho chiarito che, del risultato, avrebbero fatto ciò che preferivano, avrebbero potuto metterne a parte il gruppo oppure no, io non le avrei forzate in nessun modo.

La mia prima proposta è stata quella di costruire un grafico delle proprie emozioni, ascisse ed ordinate per dichiarare momenti positivi e negativi, avrebbero poi, se volevano, potuto chiarire sul retro del foglio le motivazioni che le avevano spinte ad individuare quel particolare anno come bello o brutto, felice o carico di dolore.

Si sono messe subito al lavoro, dichiarando che avrebbero eseguito il compito solo se poi non fossero state obbligate a parlarne.

Avevo sottovalutato le loro difficoltà, non è stato facile disegnare un grafico, ma alla fine bene o male tutte ci sono riuscite. Passando tra i banchi ho notato delle vere e proprie montagne russe, un su e un giù continuo, ma quasi tutte avevano concluso con un segno positivo e lo spiegavano con la loro iscrizione a questo corso che sostanzialmente vedevano come la loro ultima possibilità.

Non so come sia successo ,ma ad un certo punto una di loro ha cominciato a parlare ad alta voce spiegando alla compagna di banco il suo lavoro, le altre si sono zittite, ammutolite, è stato un diluvio di emozioni condivise, tutte volevano sapere di più, ognuna  aveva qualcosa da raccontare, chi aveva perso la madre alla nascita, chi era stata abbandonata e poi ripresa più volte, chi aveva vissuto gli orrori della guerra, chi aveva dormito in macchina per un anno, chi era stata picchiata selvaggiamente. Onestamente molte di noi hanno pianto e ho avuto la netta sensazione che il gruppo si stesse formando, unificando, attraverso questo vissuto condiviso.

Mi sono detta che quella era la strada giusta anche se molto difficile da percorrere perché il rischio è quello di non riuscire a gestire le emozioni che si sono innescate.

 

Ottobre 2012

Tutte le ragazze, pur con percorsi diversi, sono arrivate a scegliere questo tipo di formazione perché interessate all’aspetto esteriore, alla “bellezza”, all’idea di perfezione del corpo. Tutte conoscono nomi, marche e caratteristiche di ombretti, fard e lucidalabbra. Ho pensato quindi di partire dai loro volti, tutte possiedono foto e volentieri sono disposte a lavorarci sopra.

Ho chiesto di comporre delle brevi frasi che avessero come motore scatenante un elemento del volto. Potevano scrivere ciò che volevano. E’ venuto fuori di tutto, è stato quasi troppo facile, non me lo aspettavo. C’è chi ha scritto cose dure, spigolose, come : “denti per masticare la mia rabbia” e chi invece è riuscita a far emergere lati più teneri e dolci.

Il loro ritratto in A4 è stato utilizzato controluce per creare la sagoma del loro volto e dei vari elementi che lo compongono; hanno poi copiato le brevi frasi (possiamo chiamarle poesie?) sui segni tracciati con la matita creando così, senza saperlo, degli originalissimi calligrammi.

 

 

Leggi tutto, fino al mese di Febbraio, al seguente indirizzo: https://www.fucinadelleidee.eu/redazione/?id_pagina=664, Proposte curricolari, Scuola secondaria di I e II grado ( 2)
 

Dal diario di bordo di Roberta Pozzana, I.P. E. Morante, Firenze. Area linguistica, esperto tutor Maria Piscitelli, Progetto Innovare, Insegnare a chi non vuole imparare, I. Professionali, Regione Toscana, Cidi Firenze, Rete regionale di scuole.